sabato 16 aprile 2011

Arista di maiale


L’arista al tegame è un piatto tipico delle mie parti e della cucina toscana in generale, secondo la quale si cuoce l'arista al tegame e non al forno, come è più comune cuocerla, perché rispetto alla cottura al forno, l’arista rimane più morbida e meno asciutta!

Secondo Pellegrino Artusi l'origine del nome "arista" deriva da un fatto avvenuto nel 1430 durante il Concilio. Cosimo il Vecchio, signore di Firenze, nonno di Lorenzo il Magnifico, convinse il Papa Eugenio IV a spostare il concilio da Ferrara a Firenze. La leggenda narra che in quest'occasione nacque il termine arista. Mentre in un banchetto il cardinale greco Bessarione gustava un arrosto di maiale pare abbia esclamato "aristos"”aristos” che in greco significa ottimo, buonissimo! I fiorentini presenti lo ripeterono poi così tante volte che la lombata di maiale fu poi sempre appellata col termine di "arista".



Ingr:

800 gr: circa di arista di maiale
Rosmarino
Aglio
Sale e pepe
Vino bianco


Preparare un trito di aglio, rosmarino, sale e pepe. Praticare un taglio di circa 2 cm. lungo tutta la lunghezza della carne, metterci dentro il trito preparato



Salare e pepare bene anche tutta la superficie dell’arista, quindi legala e metterla a rosolare nell’olio in un tegame dai bordi alti.



Farla rosolare da tutte le parti, quindi sfumare con il vino bianco, abbassare la fiamma e far cuocere a tegame coperto per circa 1 ora e mezzo, girando l’arrosto di tanto in tanto per evitare che la superficie si secchi e per consentire una cottura uniforme. Se la carne dovesse asciugare troppo aggiungere poca acqua calda.
Trascorso il tempo di cottura, sgocciolare la carne lasciarla riposare una decina di minuti, affettarla e servirla con il sugo sopra come condimento e con patate arrosto come contorno.
L’arista può essere mangiata calda, ed è buonissima! Ma è altrettanto buona anche fredda, perché l’arista ha la particolarità di conservarsi bene anche per parecchi giorni, infatti d’estate, si mangia fredda, come la porchetta, magari condita con una salsetta… ma questa è un’altra storia!

Con questa ricetta partecipo al contest "150 anni in tavola"